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(Archivio) dal 22/12/2012 _____Dino Chiapponi_____ "Quadri per Uccia"

Galleria S.Andrea Parma Via G.Cavestro 6

QUADRI PER UCCIA
Quando Dino mi ha chiesto di scrivere quello che vedevo nelle immagini pittoriche da lui elaborate dopo la scomparsa di Uccia, mi sono risuonate nella memoria le parole, i brevi, intensi pensieri da lui scritti nelle notti in ospedale con lei, nel momento più difficile della loro vira insieme.
Serberò sempre la memoria di Dino che, con voce roca, a volte lievemente incrinata, cerca di indirizzarmi nella interpretazione di quei segni, di quei colori, di quella piccola luce che compare sempre ad illuminare il quadro: il mistero di Uccia, la sua capacità di amare e di abbandonarsi fiduciosa all’amore ultimo, quello che vince anche la morte.
Il loro ultimo viaggio l’avevano iniziato, mettendo in conto difficoltà, pensieri, preoccupazioni e paure. E Dino descrive questa fase del percorso con i colori dell’amore, della vita, della speranza, della fiducia. Sono gli spiragli di rosa, verde, blu, rosso, giallo incorniciati però da un presente di agonia: un rosso ammaccato, deformato, che sfuma verso il viola, il male che ha tradito il corpo di Uccia. La sua forza vitale e la sua sete del mondo esterno vengono intrappolate da quei segni irregolari e spezzati, vere e proprie sbarre che impediscono parzialmente la vista sul mondo.
Ma è nella fase successiva che la lotta, il conflitto sembrano riservare una tregua: dopo un assalto faticoso al male e una resistenza coraggiosa, sembra diffondersi una fiduciosa pace e una tenue dolcezza. I colori sfumati e delicati accompagnano il sonno del male che però ancora assedia il corpo di Uccia: la cornice rosso scuro si fa viola, il colore si incupisce, i blu e i lilla contrastano debolmente con i grigi e il nero. Ma la speranza rimane, la fiducia nella vita è una luce isolata, accecante, che attrae l’attenzione e illumina il quadro. È l’amore di Uccia, è l’amore di Dino, è il coraggio della loro lotta contro il tempo, che tocca il cuore di chi li ama.
Il viaggio però volge al termine. Il dinamismo dei segni neri, che interferivano con la realtà esterna, è scomparso. I segni neri ora si allineano a formare una triste, regolare struttura rettangolare di morte. Il viaggio si è quasi compiuto: l’agonia segna il graduale passaggio dalla lotta per la vita alla rassegnata capitolazione. I colori diventano cupi, bui, tristi, tenebrosi e segnano l’entrata di Uccia nell’oscurità, che fa sempre paura, se non ci fosse una luce che dà fiducia, che apre una porta verso l’altro mondo, verso qualcosa che conosciamo esistere: l’amore oltre la morte.
Il dolce trapasso di Uccia e la sua infinita sofferenza lasciano un vuoto, il vuoto lasciato dalle persone che ci toccano il cuore. E quel vuoto si incunea nella fessura luminosa, fino a trasformarsi in tiepida speranza che illumina tutti i quadri dell’ultima fase dei dipinti dedicati a Uccia.
La struttura rettangolare e squadrata di morte si trasforma: agli angoli il colore giallo arancio restituisce leggerezza all’insieme e i toni talvolta tenui, a volte più luminosi e intensi del giallo, intervallati dai pochi grigi e dai pallidi blu e viola sostengono il fiducioso abbandono di Uccia e il rassegnato, dolce saluto di Dino:

“Ti parlo ancora ma non mi
ascolti più,
un’ombra accanto a me
porta con se
ricordi che diventeranno uno solo.
La tua immagine.”

Da “L’ultima notte” di Dino Chiapponi.