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INCONTRO DI LINGUAGGI - Inaugurazione sabato 14 settembre alle ore 17,00
Galleria S. Andrea 14 settembre - 26 settembre Via Cavestro, 6 Parma
A questa mostra partecipano quattro artisti che comunicano la propria arte con differenti modalità e intenti. Gaetano Barbone proporrà dipinti e ceramiche, Gigliola Belli, dipinti, Filippo Giaroli dipinti e Mauro Maffina elaborazioni digitali di fotografie. Una presentazione per ognuno
Gaetano Barbone Un atto creativo può indifferentemente nascere dall'ossessione del raggiungimento di un obiettivo pianificato in base ad una ricerca formale o contenutistica o, al contrario, da un'imprevedibile esplosione in cui il prodotto artistico “si presenta da solo”, utilizzando le mani dell'artista per commissionare se stesso. Gaetano Barbone, in tal senso, si propone come assemblatore di elementi provenienti da qualche luogo sconosciuto. I simboli e le geometrie che gli escono di getto sono oscuri, ma comunicano la logica di una lingua intraducibile che però fa intuire la presenza di regole di sintassi. Barbone parla marziano ai terrestri e il fruitore deve operare lo sforzo di comprendere ritmo e pause del linguaggio al fine di strutturare un vocabolario che gli permetta la sua traduzione. La bellezza della sua opera sta nella fatica estetica che essa richiede per la sua stessa comprensione. Ceramiche e pitture, segni e figure sono l'enciclopedia di una civiltà aliena scomparsa o prossima alla nascita di cui egli si fa testimone eletto ma involontario. (Dr. Simone Bertacca)
Gigliola Belli UNA POETICA DELL'ISTANTE Una sintesi realistico impressionista nelle opere di Gigliola Belli
L' insieme delle opere dell'autrice Gigliola Belli offre la codifica di una tendenza realistico-impressionista nella sua pittura poiché c'è la narrazione di un istante ma non è occasione di partecipazione ad un dramma umano (come nel realismo di Courbet o di Antonio Rotta), è invece espressione di una volontà di ricerca di positività, bellezza e pace in cui coinvolgere anche l'osservatore (come per Monet o Degas). Lei opera una sintesi tra queste due tendenze pittoriche dell' Ottocento europeo, sia per tecnica che per tematiche, poiché coglie l'impressione dal vero di un paesaggio, di un interno, di un oggetto, di una posa, di un abito, e la traduce in una romantica e nostalgica evasione verso una “dolce vita” che attraversa l'impressionismo francese ottocentesco e la Belle époque e giunge a quella italiana del boom economico degli anni '50/'60 con un omaggio all' alta moda. Oppure anche nel verismo dell'interno della Casa di Verdi a Busseto, dove nei vari dipinti di piccolo formato esalta la carrozza, la poltrona ed in una originale composizione anche la cappelliera del Maestro, nel rispetto delle regole prospettiche ma con tagli di luce quasi pura diventato tratto distintivo della sua arte. Tali “oggetti simbolo” verdiani vengono celebrati e “mitizzati” ma senza retorica: è esternata una amorevole e delicata stima. Questo secondo filone dedicato alla moda seguito da Gigliola Belli è espressione della sua volontà di analisi della complessità femminile della donna. Infatti attraverso i suoi quadri ne esalta i diversi tratti: la maternità nella Madonna con bambino, la sensualità nel misterioso gesto della donna di schiena che si raccoglie i capelli, la drammaticità nella lirica posa di Violetta ed infine l'icona di bellezza raffinata negli abiti di alta moda. Abiti lunghi, da sera, espressione di quella dolce vita appunto che forse nostalgicamente l'autrice ricorda. (D.ssa Annalisa Mombelli)
Filippo Giaroli Per me l’arte è una strada, una strada per entrare dentro di noi ed aiutarci a trovare il nostro significato. Il mio progetto prende ispirazione dall'invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg e vuole fotografare il momento in cui lo stampatore ha finito il suo lavoro e ripone alla rinfusa i caratteri in un cassetto. In un istante ciò che aveva significato, lo perde. Ma è proprio questo quello che vediamo? Oppure ci troviamo di fronte ad una finestra introspettiva che ci guarda dentro e ci mostra le nostre possibilità e i caratteri su cui possiamo ricostruire il nostro messaggio, la nostra vocazione originaria, il nostro vero nome, la ragione del nostro essere. Ma è solo questo che vediamo oppure il quadro ci mostra un tassello dell'umanità nella sua inequivocabile eguaglianza ma anche unica diversità al fine di richiamarci ad una missione comune, un destino unico, come umanità interna, verso la realizzazione di un messaggio armonico che dia significato ad ognuno di noi e a tutta l'umanità come entità in cammino verso un fine comune. Il quadro ci spinge verso l’estrema possibilità di dare forma autentica alla nostra vita e da qui migliorare il mondo. Come moderni alchimisti che trasformano il piombo in oro, il quadro ci trasmette la tensione verso un cambiamento possibile: noi abbiamo la possibilità di trasmutare l’umano in divino. (Filippo Giaroli)
Mauro Maffina Mauro Maffina ha trovato nello strumento digitale la possibilità di realizzare quello che la lezione delle avanguardie artistiche italiane, successive agli anni 50, lo avevano ammaliato. Ovvero guardare le cose e la realtà con un occhio diverso e, soprattutto con una comprensione della realtà che andasse oltre la superficie tangibile dell'opera d'arte. L'esuberanza creativa di Mauro Maffina non è fine a stessa ma finalizzata a creare un messaggio universale ed è lui stesso che riporta la creazione fotografica, dopo molteplici sovrapposizioni digitali, alla sostanza cioè a quell'oggetto che è termine tattile di un percorso virtuale. La creazione parte dallo smembramento della realtà, ovvero se la foto è realtà lui la dissocia dall'immagine raccolta dall'obbiettivo e comincia ad elaborare i pixels, quei punti che compongono la realizzazione. Si cimenta quindi in un gioco astratto dove è lo spazio che assume profondità inusuali, quasi dei vuoti, e dove la morfologia del vivente, sia natura o umanità, o dei sistemi applicati ai viventi, geografie o lessici, vengono modificati fino a diventare linguaggio nuovo seppur di difficile traduzione. L'emozione dell'elaborazione trasporta Mauro ad ottenere il risultato finale lasciando sul supporto stampato le sue tracce come una firma. Graffi, tagli, bruciature o carezze che siano. Una nuova verità. (LT) |